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Il presidente delle Pmi Morandini:

"Complimenti piacevoli, ma ora servono i fatti"

Piccole imprese:

oltre un milione a rischio chiusura nei prossimi 6 mesi

"Non ci sono ordini, viviamo grande difficoltà. Bene abolire l'Irap, ma prima voglio vedere il cammello"

2009-10-23

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2009-10-20

 

CORRIERE della SERA

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2009-10-24

il presidente di Confindustria

Marcegaglia: "Situazione difficile,

giù anche le tasse sui lavoratori"

"Non vediamo catastrofi". Sulla questione Irap: "Si passi dalle parole ai fatti, iniziando con le tasse sul lavoro"

Emma Marcegaglia (Inside)

Emma Marcegaglia (Inside)

MANTOVA - "La situazione è complessa e difficile, ma non vediamo panico e non vediamo catastrofi". Lo ha detto il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, che, a proposito della "stima di un milione di aziende" a rischio, di cui ha parlato venerdì il presidente della Piccola industria, ha sottolineato che "è la stima di aziende in difficoltà che hanno difficoltà nel credito, ad avere ordini". Marcegaglia ha anche sottolineato e ribadito che "la stima ufficiale del centro studi di Confindustria è che si perderanno 700 mila posti di lavoro e non 4 milioni come ha detto la Cgil".

IRAP - Poi Marcegaglia ha parlato della proposta di riduzione fino all'abolizione dell'Irap. "Giovedì c'è stato l'annuncio di Berlusconi sul taglio dell'Irap. Diciamo a Berlusconi e Tremonti: ora passate ai fatti. Ascoltate la Lega, che ha detto di cominciare rendendo deducibili dall'Irap gli oneri finanziari e il costo del lavoro. Pensiamo anche che vadano tolte un po' di tasse sul lavoro, perché i lavoratori sono quelli che, insieme alle imprese, stanno soffrendo di più. Facciano le riforme e taglino la spesa pubblica improduttiva che sta diventando veramente inaccettabile in un momento di crisi come questo. L'Irap è una tassa odiosa anche per questo, perché incide sul costo del lavoro e fa pagare le tasse anche alle aziende in perdita".

 

24 ottobre 2009

 

 

 

 

Il presidente delle Pmi Morandini: "Complimenti piacevoli, ma ora servono i fatti"

Piccole imprese: un milione a rischio

"Sono più in sofferenza delle altre. Non ci sono ordini, viviamo una situazione di grande difficoltà. Bene abolire l'Irap, ma prima voglio vedere il cammello"

Giuseppe Morandini (Fotogramma)

Giuseppe Morandini (Fotogramma)

MANTOVA - Oltre un milione di piccole imprese vivono una situazione di estrema sofferenza. L'allarme lo ha lanciato Giuseppe Morandini, presidente della Piccola industria di Confindustria, in occasione dell'XI Forum a Mantova. "Non ci sono ordini. Viviamo in una situazione di straordinaria difficoltà", ha aggiunto Morandini, per il quale la ripresa non è chiaro "quando ci sarà e sarà lontana" verso i mercati di Cina, India e Brasile. " Fa piacere sentire ripetere che la piccola impresa è la colonna portante del Paese, la spina dorsale dell’Italia, il patrimonio che nessun altro al mondo ha. Ora però vogliamo i fatti".

INDAGINE - Con l'Università di Perugia, ha inoltre spiegato Morandini, "abbiamo fatto una rapida indagine sui bilanci di alcune aziende del nostro manifatturiero tradizionale. Dal campione è emerso che un terzo delle imprese sta andando bene, un terzo è in mezzo al guado, un terzo sta soffrendo".

IRAP - Per Morandini, l'idea di ridurre l'Irap fino ad abolirla, lanciata giovedì da Berlusconi da Mosca, "va bene, ma voglio prima vedere il cammello. Cioè prima voglio vedere se l'annuncio diventa una decisione concreta che incide sui nostri bilanci". Ha poi aggiunto Morandini: "Non possiamo più accettare da imprenditori di vivere in un Paese che quando c'è da crescere, cresce meno degli altri e quando si cala, cala più degli altri. Vogliamo un Paese protagonista, che non speri solo sull'effetto traino di altre economie, ma ci metta del proprio investendo risorse sulla ripresa".

PROGETTO - Per contrastare la crisi, le Pmi propongono il progetto T-Holding, dove T sta per tutela dei patrimoni imprenditoriali, industriali, finanziari e occupazionali. Con la costituzione della T-Holding, secondo Confindustria si possono salvare il 90% dei fatturati aggregati del 2009, il 60% degli occupati, i crediti bancari in sofferenza (almeno il 60%), i crediti dei rifornitori (almeno il 60%), l'indotto, mantenendolo al livello attuale e il gettito fiscale. Il progetto prevede quattro passaggi. Nel primo l'imprenditore conferisce la proprietà della sua azienda alla holding e ne diventa socio, tutelando il valore patrimoniale e liberandosi delle garanzie personali. Nella seconda fase sarà attivato un fondo a capitale pubblico-privato con 2 miliardi di euro di disponibilità che investe solo ed esclusivamente in queste operazioni di aggregazioni tra piccole e medie imprese. La Holding quindi, e questa è la terza fase, può contare sulle agevolazioni fiscali previste dalla norma sulle aggregazioni che prevede la rivalutazione gratuita senza tetti dei cespiti dell'azienda che nasce da aggregazione e sul bonus patrimonializzazione che va rafforzato, raddoppiando il coefficiente del 3% (attualmente fissato come rendimento presunto del capitale escluso da imposizione) e paragonando l'agevolazione almeno a tutto il 2010. Infine la Holding ha accesso diretto al fondo di garanzia centrale e le banche hanno un trattamento fiscale agevolato sulle eventuali partecipazioni al capitale delle T-Holding. Il progetto sarà a costo zero.

 

23 ottobre 2009(ultima modifica: 24 ottobre 2009)

 

 

 

 

2009-10-23

Il presidente delle Pmi Morandini: "Complimenti piacevoli, ma ora servono i fatti"

Piccole imprese: oltre un milione

a rischio chiusura nei prossimi 6 mesi

"Non ci sono ordini, viviamo grande difficoltà. Bene abolire l'Irap, ma prima voglio vedere il cammello"

MANTOVA - Oltre un milione di piccole imprese rischiano di chiudere nei prossimi sei mesi. L'allarme lo ha lanciato Giuseppe Morandini, presidente della Piccola industria di Confindustria, in occasione dell'XI Forum a Mantova. "Non ci sono ordini. Viviamo in una situazione di straordinaria difficoltà", ha aggiunto Morandini, per il quale la ripresa non è chiaro "quando ci sarà e sarà lontana" verso i mercati di Cina, India e Brasile. " Fa piacere sentire ripetere che la piccola impresa è la colonna portante del Paese, la spina dorsale dell’Italia, il patrimonio che nessun altro al mondo ha. Ora però vogliamo i fatti".

INDAGINE - Con l'Università di Perugia, ha inoltre spiegato Morandini, "abbiamo fatto una rapida indagine sui bilanci di alcune aziende del nostro manifatturiero tradizionale. Dal campione è emerso che un terzo delle imprese sta andando bene, un terzo è in mezzo al guado, un terzo sta soffrendo".

IRAP - Per Morandini, l'idea di ridurre l'Irap fino ad abolirla, lanciata giovedì da Berlusconi da Mosca, "va bene, ma voglio prima vedere il cammello. Cioè prima voglio vedere se l'annuncio diventa una decisione concreta che incide sui nostri bilanci". Ha poi aggiunto Morandini: "Non possiamo più accettare da imprenditori di vivere in un Paese che quando c'è da crescere, cresce meno degli altri e quando si cala, cala più degli altri. Vogliamo un Paese protagonista, che non speri solo sull'effetto traino di altre economie, ma ci metta del proprio investendo risorse sulla ripresa".

PROGETTO - Per contrastare la crisi, le Pmi propongono il progetto T-Holding, dove T sta per tutela dei patrimoni imprenditoriali, industriali, finanziari e occupazionali. Con la costituzione della T-Holding, secondo Confindustria si possono salvare il 90% dei fatturati aggregati del 2009, il 60% degli occupati, i crediti bancari in sofferenza (almeno il 60%), i crediti dei rifornitori (almeno il 60%), l'indotto, mantenendolo al livello attuale e il gettito fiscale. Il progetto prevede quattro passaggi. Nel primo l'imprenditore conferisce la proprietà della sua azienda alla holding e ne diventa socio, tutelando il valore patrimoniale e liberandosi delle garanzie personali. Nella seconda fase sarà attivato un fondo a capitale pubblico-privato con 2 miliardi di euro di disponibilità che investe solo ed esclusivamente in queste operazioni di aggregazioni tra piccole e medie imprese. La Holding quindi, e questa è la terza fase, può contare sulle agevolazioni fiscali previste dalla norma sulle aggregazioni che prevede la rivalutazione gratuita senza tetti dei cespiti dell'azienda che nasce da aggregazione e sul bonus patrimonializzazione che va rafforzato, raddoppiando il coefficiente del 3% (attualmente fissato come rendimento presunto del capitale escluso da imposizione) e paragonando l'agevolazione almeno a tutto il 2010. Infine la Holding ha accesso diretto al fondo di garanzia centrale e le banche hanno un trattamento fiscale agevolato sulle eventuali partecipazioni al capitale delle T-Holding. Il progetto sarà a costo zero.

 

23 ottobre 2009

 

REPUBBLICA

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2009-10-23

L'allarme al Forum di Mantova lanciato dal presidente della Piccola Industria Morandini

"Non ci sono ordini, viviamo in una situazione di straordinaria difficoltà"

Confindustria: "A rischio chiusura

oltre un milione di piccole imprese"

Confindustria: "A rischio chiusura oltre un milione di piccole imprese"

MANTOVA - "Oltre un milione di piccole imprese sono a rischio" chiusura nei prossimi sei mesi. E' lo scenario indicato dal presidente della Piccola industria di Confindustria, Giuseppe Morandini, in occasione dell'XI Forum che si è aperto oggi pomeriggio a Mantova. "Non ci sono ordini", ha aggiunto, "viviamo in una situazione di straordinaria difficoltà". La ripresa "non chiedetemi quando ci sarà, ma come e dove" ha detto ancora Morandini, sostenendo che essa "ragionerà per medie e sarà lontana" verso i mercati di Cina, India e Brasile.

Con l'Università di Perugia, ha inoltre spiegato Morandini, "abbiamo fatto una rapida indagine sui bilanci di alcune aziende del nostro manifatturiero tradizionale. Dal campione è emerso che un terzo delle imprese che sta andando bene, un terzo è in mezzo al guado, un terzo sta soffrendo".

Le Pmi rappresentano la stragrande maggioranza dei 4,4 milioni di imprese italiane. Infatti, ricorda Morandini, "più di 9 imprese su 10 sono di piccola dimensione, più di 8 posti di lavoro su 10 sono nella piccola industria che produce più del 60% dell'export". Per piccola dimensione, spiega l'ultima indagine Istat, s'intende meno di dieci addetti: le microimprese rappresentano infatti il 94,8% del totale.

Il convegno che oggi e domani si tiene a Mantova è l'occasione per lanciare un progetto di rilancio e di salvaguardia dell'occupazione delle Pmi. Si tratta di 'T-Holding', "dove T sta per Tutela". Nel dettaglio il progetto T-holding prevede 4 passaggi: l'imprenditore conferisce la proprietà della sua azienda alla holding e ne diventa socio, tutelando il valore patrimoniale ("senza mangiarsi la casa") e liberandosi dalle garanzie personali.

Poi parte un fondo a capitale pubblico-privato con 2 miliardi di euro di disponibilità che investe solo ed esclusivamente in queste operazioni di aggregazione tra Pmi. La holding può contare sulle agevolazioni fiscali previste dalla norma sulle aggregazioni (il cosiddetto bonus aggregazioni) che adesso però va rafforzata con la rivalutazione gratuita senza tetti dei cespiti dell'azienda e sul bonus patrimonializzazione raddoppiando il coefficiente del 3% (attualmente fissato come rendimento presunto del capitale escluso da imposizione) e prorogando l'agevolazione almeno a tutto il 2010. Infine la holding ha accesso diretto al Fondo di garanzia centrale. Le banche devono avere un trattamento fiscale agevolato sulle eventuali partecipazioni al capitale delle T-holding.

Morandini ha mostrato apprezzamento per l'annuncio della riduzione dell'Irap ma, ha aggiunto: "Voglio vedere cammello". "Vediamo - ha aggiunto - se l'annuncio diventa una decisione concreta che incide sui nostri bilanci". Per rilanciare l'economia, inoltre, non basta tagliare le imposte: "Oltre alla riduzione dell'Irap, ci sono altre due cose da fare: il rilancio della domanda e dei consumi".

 

 

(23 ottobre 2009)

 

L'UNITA'

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2009-10-23

Tasse, Marcegaglia: dalle parole si passi ai fatti, come in Germania. Invece i fatti non ci sono

Il governo ovviamente si è arrabbiato per la denuncia di Confindustria, secondo cui un milione di piccole imprese rischia la chiusura, e oggi la Marcegaglia ha replicato così: "La situazione è complessa e difficile, ma non vediamo panico e non vediamo catastrofi". Il presidente però invita il governo ad agire subito, come ha fatto in Germania la Merkel che ha deciso per l'anno prossimo un taglio robusto di tasse per imprese e lavoratori.

La Marcegaglia ha parlato della proposta di riduzione fino all'abolizione dell'Irap. "Giovedì - ha detto - c'è stato l'annuncio di Berlusconi sul taglio dell'Irap - diciamo al premier e a Tremonti: ora passate ai fatti. Ascoltate la Lega, che ha detto di cominciare rendendo deducibili dall'Irap gli oneri finanziari e il costo del lavoro. Pensiamo anche che vadano tolte un po' di tasse sul lavoro, perché i lavoratori sono quelli che, insieme alle imprese, stanno soffrendo di più. Facciano le riforme e taglino la spesa pubblica improduttiva che sta diventando veramente inaccettabile in un momento di crisi come questo. L'Irap è una tassa odiosa anche per questo, perché incide sul costo del lavoro e fa pagare le tasse anche alle aziende in perdita".

In realtà sul taglio dell'Irap le cose nel governo sono chiarissime: al momento di tratta di un annuncio, che tra l'altro ha fatto arrabbiare Tremonti, il primo a sapere che è difficile fare interventi seri. Lo stesso Gianni Letta ieri ha ammesso che al momento è solo un "progetto". Matteoli dice che non si può fare. Insomma, è una "bufala" a cui gli industriali vogliono dare credito.

Quanto alla situazione delle imprese la Marcegaglia ha ricordato che quella di un milione di piccole imprese a rischio "è la stima di aziende in difficoltà che hanno difficoltà nel credito, ad avere ordini". Marcegaglia ha anche sottolineato e ribadito che "la stima ufficiale del centro studi di Confindustria è che si perderanno 700 mila posti di lavoro e non 4 milioni come ha detto la Cgil".

Poi la Marcegaglia ha spiegato la differenza tra la situazione italiana e quella tedesca. Senza una riduzione fiscale della portata di quella annuniciata oggi dal cancelliere Angela Merkel, i tedeschi "ci fanno neri", è la previsione del presidente di Confindustria. "La Germania - ha detto la Marcegaglia concludendo la due giorni mantovana dedicata alla piccola industria - taglierà tasse dal prossimo anno. si parla di 24 milardi di euro e mi piacerebbe sentire queste dichiarazioni dal governo italiano. In Germania la riforma fiscale è un fatto, non un annuncio. Se la Germania lo dice vuol dire che lo fa, e se loro lo fanno e noi non lo facciamo - ha tenuto a sottolineare la presidente di confindustria - questi signori ci fanno neri".

24 ottobre 2009

 

 

 

 

 

 

Un milione di imprese a rischio chiusura

"Oltre un milione di piccole imprese sono a rischio" chiusura nei prossimi sei mesi. A lanciare l'allarme è Giuseppe Morandini, presidente della Piccola Industria di Confindustria.

Parlando all'XI Forum della piccola industria, Morandini ha spiegato che il vero problema delle imprese è che "non ci sono ordini". La ripresa ci sarà, "non chiedetemi quando ma come e dove", ha detto Morandini, e quando ci sarà avverrà in Paesi "lontani come India, Cina e Brasile" dove la piccola impresa ha difficoltà ad arrivare.

"Con l'università di Perugia - ha affermato Morandini - è stata fatta una rapida indagine sui bilanci di alcune aziende del nostro manifatturiero tradizionale. Dal campione è emerso che 1/3 delle imprese sta andando bene, 1/3 è in mezzo al guado e 1/3 sta soffrendo. Tradotto in numeri significa che sono a rischio oltre un milione di piccole imprese".

23 ottobre 2009

 

 

 

 

 

Epifani: governo devastante. A dicembre sciopero

di Maristella Iervasitutti gli articoli dell'autore

L’occasione è l’assemblea nazionale a Roma delle rappresentanze sindacali unitaria della Conoscenza. Il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, ascolta tutti gli interventi: i precari della scuola e della ricerca, i collaboratori scolastici e gli amministrativi. Poi non fa in tempo ad avvicinarsi al microfono, che scatta l’applausometro. Epifani tocca tutte le questioni, i "guai" - spiega - in cui "siamo precipitati nel sistema Paese", analizzando tutti i nodi del "devastante" governo. E a Berlusconi, che rilancia il taglio dell’Irap, replica: "Il primo atto da fare è ridurre le tasse ai lavoratori e pensionati. Questo impone l’equità e la condizione dei consumi". E sulla scuola dove il malessere è sempre più crescente, il sindacato annuncia la "tabellina" delle mobilitazioni dal 7 al 21 novembre. Fino ad uno sciopero esteso a tutto il pubblico impiego in dicembre.

Crisi e governo "devastante". In Italia - esordice il segretario della Cgil - ci sono "una crisi devastante e un governo che lo è altrettanto. Ha agito con fubizia - sottolinea -. Ha deciso di galleggiare perché non affronta seriamente nessuno dei grandi problemi. La questione del Mezzogiorno non la risolve il Ponte sullo stretto. Vuoi fare qualcosca per il Sud? La maggior parte dei precari della scuola sono proprio di queste regioni. E’finita forse la crisi della Borsa e della grande finanza - ha sottolinato Epifani -, mentre c’è un silenzio assordante sulla condizione vera delle persone: sono 570mila i lavoratori che hanno perso il lavoro nell’ultimo anno". E il sindacato che aveva previsto l’enorme emorragia è stato detto di essere un "disfattista". Per il leader della Cgil, la crisi non la si affronta con una finanziaria ordinaria. Occorrerebbe piuttosto "una tassa su tutte le transazioni finanaziarie. Per una questione di giustizia": non è giusto che paghi chi non è responsabile della crisi.

La questione morale che sta dentro questa crisi - accusa Epifani - "è vergognosamente scomparsa". Ci sono responsabilità politiche di chi sapeva e non si è posto alcun problema. Sono stati spesi miliardi di euro per sollevare le banche. "Trovo incredibile che quella montagna di debito pubblico creata per salvare le banche - ha detto Epifani - ci venga poi messa davanti quando chiederemo investimenti per la scuola, per le realtà produttive, per i giovani".

Scuola e ricerca. La Cgil è pronta a mettere sul tappeto anche uno sciopero della scuola se le cose non cambieranno. "C’è un vero malessere nella scuola ha detto Epifani -. La questione dei precari è solo parzialmente risolta. Il fatto che manchino investimenti per avere scuole sicure, per il sostegno, per il tempo pieno, per avere classi meno numerose, il fatto che non si consideri la scuola e la formazione temi centrali in un periodo di crisi fanno sì che ci sia tra i lavoratori della scuola un malessere crescente. In ragione di tutto ciò la Cgil e il sindacato di categoria, la Flc, promuovono una grande manifestazione a Roma per il 21 novembre e, se non cambieranno le cose, pensano anche a uno sciopero". Per Mimmo Pantaleo, segretario della Flc-Cgil, i precari che restano fuori dal provvedimento di governo sono circa 100mila. Pantaleo insiste sul "flagello dei tagli" per l’istuzione tra scuola e Atenei. E annuncia l’iniziativa del 7 novembre a Roma, in piazza Navona, e in contemporanea in cento piazze d’Italia per la Conoscenza; seguiranno l’iniziativa del 19 novembre: rapporto tra ricerca e politica industriale. Fino allo sciopero di tutto il pubblico impiego in dicembre.

22 ottobre 2009

il SOLE 24 ORE

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2009-10-23

Un milione di Pmi a rischio. Morandini, ecco come superare la crisi

dall'inviato Paolo Bricco

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23 ottobre 2009

Guidi: serve un piano Marshall di investimenti pubblici

Imprenditori pessimisti ma non troppo

VIDEO / La proposta: meno Irap per chi investe(di S.Bianchi e M.Esposti)

VIDEO / La proposta: meno Irap per chi investe(di S.Bianchi e M.Esposti)

VIDEO / Cms di Modena quattro giorni di lavoro, ma per tutti(di S.Bianchi e M.Esposti)

VIDEO / La piccola industria in campo

(di S.Bianchi e M.Esposti)

Come sta la tua azienda? Scoprilo con il nostro test

Le lettere dei lettori / Raccontate come la vostra azienda sta affrontando la ripresa

Oltre un milione di aziende sono a rischio. In un frangente tanto complesso il presidente di Piccola Industria di Confindustria, Giuseppe Morandini, all'undicesimo forum di Piccola Industria a Mantova ha scelto di presentare un messaggio incentrato soprattutto su un'idea: la necessità di creare gli strumenti giuridici e societari per superare la crisi, puntando in primo luogo sul rafforzamento patrimoniale e sulla crescita dimensionale. Secondo uno studio commissionato all'Università di Perugia, che ha analizzato un ampio campione di bilanci, un terzo delle piccole aziende sta andando bene, un terzo è in mezzo al guado e un terzo sta soffrendo. Nella simulazione econometrica realizzata dall'ateneo umbro, si crea un meccanismo di conferimento dei diritti di proprietà di una serie di aziende a una holding definita T-holding. A latere si costituisce un fondo a capitale pubblico e privato con due miliardi di disponibilità che investe solo nelle aggregazioni di piccole imprese. Le linee di credito della T-holding sono garantite dall'accesso al credito diretto al fondo di garanzia. Se le banche desiderano investire nella T-holding, esse beneficiano di un trattamento fiscale di favore. La T-holding può contare su agevolazioni fiscali derivate dalla norma delle aggregazioni, che però vanno rafforzate con la rivalutazione gratuita dei cespiti, senza tetti. Grazie a questo schema operativo, aziende traballanti si uniscono e possono superare in scioltezza un passaggio molto duro.

23 ottobre 2009

 

 

 

 

Guidi: serve un piano Marshall di investimenti pubblici

di Paolo Bricco

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23 ottobre 2009

Il dollaro a 1,50. I fornitori che non pagano. Gli ordini che non ci sono più. A Mantova, al Forum di Piccola Industria di Confindustria, Guidalberto Guidi, presidente dell'Anie, ha evidenziato come nel settore delle aziende elettroniche e elettromeccaniche, da metà 15 settembre, sia ricominciata un'azione di destoccaggio. Adesso, però, il problema è rappresentato dalla mancanza di portafoglio e dal prolungamento del pagamento da parte non solo della pubblica amministrazione, ma anche da parte dei grandi clienti privati. E ha aggiunto: "Se non volete perdere pezzi interi del manifatturiero italiano, serve un piano Marshall di investimenti pubblici e un progetto vero di liberalizzazione delle reti, materiali e immateriali". Il disagio delle piccole aziende si inscrive in un contesto nazionale quanto mai critico. A questo proposito, attacca Rosario Messina, di Federlegno: "Aboliamo le province e riduciamo le spese dei ministeri. E, poi, l'esecutivo crei strumenti per incentivare i consumi: per esempio, si faccia sì che negli stipendi dei lavoratori ogni mese ci siano 200 o 300 euro in più". Anche perché le complessità sono molte: "La nostra struttura produttiva – ha ricordato Messina - è fondata sugli ordini. E, ordini, adesso non ce ne sono. La situazione è così complessa, dal punto di vista delle imprese e dal punto di vista dei mercati, che ci stiamo giocando il paese". Giancarlo Losma, presidente dell'Ucimu-Sistemi per produrre, non si nasconde dietro al crollo degli ordini delle macchine utensili. E formula una richiesta precisa: "Il 25% delle macchine che lavorano negli stabilimenti italiani ha più di venti anni. Per questa ragione, avrebbe senso porre incentivi alla rottamazione delle macchine, che oggi sono obsolete e falcidiano la produttività manifatturiera". Michele Tronconi, presidente di Sistema Moda Italia, ha ricordato come le debolezze finanziarie, oggi, siano gravi: "Non dimentichiamo come ci siano 5 miliardi di euro di Tfr inoptato, obbligatorio per le aziende che hanno più di 50 dipendenti. Questo meccanismo produce tensione all'interno delle aziende, che si scaricano sulla filiera dei fornitori ancora più piccoli, alimentando i ritardi nei pagamenti. Tutto questo non è più accettabile".

23 ottobre 2009

 

 

 

 

 

Imprenditori pessimisti ma non troppo

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23 ottobre 2009

Non troppo pessimisti sul futuro. Pronti a investire, anche in misura sorprendente vista la forza della crisi in atto, ma non in grado di allargare la base occupazionale. A Mantova, al Forum di Piccola Industria, gli imprenditori i platea hanno potuto delineare i loro progetti attraverso il meccanismo del televoto. Nel prossimo anno, il 22% dei piccoli hanno previsto che il giro d'affari dell'azienda sarà stabile e per il 23% di loro ci sarà una crescita seppur modesta. Per il 14% i ricavi aumenteranno fra il 3% e il 10% e, per il 9% degli industriali presenti in sala, il fatturato aumenterà di oltre il 10 per cento. Soltanto per il 32% delle aziende ci sarà un calo secco dei ricavi: è una percentuale alta, ma meno di quanto ci si poteva aspettare dopo mesi, quelli appena trascorsi, che sotto i profilo del giro d'affari sono stati un vero e proprio bagno di sangue. Per quanto riguarda gli investimenti, solo un imprenditore su duecento in sala ha dichiarato che disinvestirà, una su dieci che non investirà, un terzo che investirà meno della media degli ultimi tre anni, il 35% invece che investirà nella media degli ultimi tre anni e uno su cinque che, addirittura, investirà più della media degli ultimi tre anni. Dunque, nonostante tutto, la percezione e la spinta verso il futuro non sembrano niente male. Il problema è quello degli occupati. Soltanto un piccolo industriale su dieci, qui a Mantova, ha dichiarato che incrementerà l'occupazione più della media degli ultimi tre anni. Il 16% lo farà nella media. Il 14% aumenterà l'occupazione meno della media degli ultimi tre anni. Invece, il 41% ha ammesso che non aumenterà il numero di addetti e un imprenditore su cinque ha addirittura previsto che ridurrà gli addetti. (P.Br.)

23 ottobre 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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